WALTZ IN BLACK

di Silvia Lamboglia
con Silvia Lamboglia, Lorenzo Ansaloni e Gloria Gulino
regia Gloria Gulino
produzione Istantanea Teatro
Ci sono, prima di tutto, un Padre (che non sapeva di essere un padre) e un Figlio (che però è una figlia). Che prima di tutto si incontrano. E subito dopo cominciano a litigare. Si mettono in macchina. Partono, alla ricerca di una Fidanzata (che però è un maschio). In sottofondo, le loro reciproche solitudini e i loro mostri come compagni di viaggio, e una colonna sonora punk, in cui ogni canzone sembra parlare di loro. Il viaggio del Padre (che non sapeva di essere padre) e di suo Figlio (che però è una figlia) dura tutto lo spettacolo. Dura finché non incontrano Madre, in un continuo crocevia di solitudini. Che si fanno compagnia.
Una storia assurdamente possibile in cui tre personaggi s’intrecciano e poi si disintrecciano, riempiono con le parole i vuoti che hanno dentro, una sacra famiglia che di sacra non ha niente.
Durata 50 minuti
"Quando ho cominciato a scrivere questo testo, l’immagine che avevo era quella di un Padre, e al suo braccio c’era attaccata una Figlia. O un Figlio. Non sorridevano granché, ma non potevano fare a meno di stare nella stessa inquadratura. Ho cominciato a giocare con queste due figure che sono comparse nel flusso della scrittura, che ha delle regole un po’ sue e che pian piano me li ha fatti vedere alti, magri, grassi, bassi, ha dato loro prima una spolverata di grigio e poi qualche tocco di colore. Sono venute fuori due bozze, due scarabocchi, che poi sono diventati tre: si è aggiunta una Madre. Non è un fatto di cronaca, quello di cui parla questo testo. E’ la storia di una Non Famiglia, di un Padre che incontra una Figlia e poi una Madre. Tre personaggi estremamente soli, che fanno delle loro solitudini una caratteristica: di rassegnazione, di fuga dalla realtà, di ricerca. E’ da soli che si cerca, ed è da soli che ci si rassegna e si decide di non cambiare una virgola del proprio presente, per quanto tremendo sia. Tre assurdi personaggi da graphic novel, nel senso che sono antieroi. Che nella vita o non hanno combinato niente o sono così feriti da non riuscire ad immaginare nessun tipo di futuro. Il sottofondo musicale che sentivo nelle orecchie mentre scrivevo era uno, ed uno solo: della musica cruda, violenta, stonata. Delle chitarre scordate e graffianti, delle ballate malinconiche e un valzer gotico, che non ha alcun senso. E che racconta l’assurdità in cui questi tre personaggi nuotano. Era punk, o post punk, ed era l’unico legame concreto tra il Padre e la Figlia, l’unico filo rosso che potesse unirli. E che legasse, di riflesso, le loro mani a quelle di Madre. Pian piano questi tre personaggi si sono messi in viaggio, attraversando un viaggio che da cinque ore diventa lungo cinque minuti, poi dieci secondi, fino ad arrivare all’ora scarsa, che è la durata di questo racconto. Che è la prima volta che si fa qualcosa di più di un foglio serbato in un archivio elettronico. E ho iniziato a scrivere per provare a recitarlo. Waltzinblack è un brano, prima di tutto. Un valzer strano nascosto tra canzoni urlate a squarciagola. E, come tutti i valzer, si balla in due. L’una sui piedi dell’altro." Silvia Lamboglia
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